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Lega Italiana per la lotta Contro i Tumori
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Tac per tutti i fumatori?


Si discute sull’opportunità di uno screening per la diagnosi precoce del tumore. Anche in Italia è stato avviato uno studio per valutare i risultati su soggetti a rischio



Il carcinoma polmonare è tuttora la prima causa di morte per tumore nei Paesi occidentali. Tutte le speranze di medici e pazienti sono appuntate sulla diagnosi precoce, perché intervenire su un malattia poco estesa offre maggiori probabilità di successo. A questo proposito, i risultati di molte esperienze condotte finora indicano nella TAC spirale uno dei metodi migliori per tenere sotto controllo chi è a rischio. Tuttavia, un nuovo studio condotto su circa 1500 fumatori ed ex-fumatori sembra mettere in dubbio l’efficacia di questo metodo. Secondo alcuni ricercatori del Dipartimento di Radiologia della Mayo Clinic di Rochester, negli Stati Uniti, l'esame attribuisce molti falsi positivi (ovvero, segnala come tumori quelli che in realtà sono noduli infiammatori benigni), portando troppo spesso i pazienti sotto i ferri per biopsie inutili. Per di più, gli autori, pur ammettendo la capacità della TAC di individuare il tumore quando è ancora molto piccolo, denunciano che lo screening non basterebbe a ridurre la mortalità dei pazienti, perché in caso di neoplasie aggressive una diagnosi precoce farebbe comunque ben poca differenza.



Altre indagini



Troppo pessimisti? Forse sì, stando ai dati di altre ricerche condotte su un numero ancora maggiore di pazienti: l'International Early Lung Cancer Action Project (I-ELCAP, vedi box), il più grande mai condotto sull'argomento, riferisce ad esempio che uno screening annuale con la TAC fa sì che il 76% dei tumori possano essere curati, mentre senza questa stretta sorveglianza la fattibilità di un intervento cala a picco, appena al 5-10%. Anche da questa parte dell'oceano la discussione è in pieno svolgimento: lo scorso settembre, ad esempio, l'Istituto Europeo di Oncologia di Milano ha avviato lo studio COSMOS per monitorare con TAC spirale e PET una popolazione a rischio. Per un quinquennio i partecipanti (5000 fumatori ed ex-fumatori che abbiano fumato almeno un pacchetto di sigarette al giorno per 20 anni) verranno esaminati ogni anno in modo da capire se e quanto sia fattibile un programma di screening con la TAC. «Ad oggi in effetti manca la dimostrazione inoppugnabile che un controllo periodico di questo tipo riduca la mortalità per tumore al polmone in fumatori ed ex-fumatori: lo studio COSMOS intende fornire la risposta» spiega Massimo Bellomi, direttore della Divisione di Radiologia dello IEO e coordinatore della ricerca assieme a Giulia Veronesi, della Divisione di Chirurgia Toracica dello stesso istituto. «L'approccio paga a livello del singolo individuo, su questo non abbiamo dubbi: quel che manca è la prova che ciò valga anche sui grandi numeri, quanto interessa al sistema sanitario per poter approvare un programma di screening a tappeto».



I costi



Il motivo della prudenza sta nei costi, ma come sottolinea Bellomi non stiamo parlando di cifre stratosferiche. «Innanzitutto, - spiega - nel caso del tumore al polmone la popolazione da tenere d'occhio è limitata a fumatori o ex-fumatori: non sarebbe logico, infatti, estendere lo screening a tutti. D'altro canto il costo della TAC è largamente compensato dal risparmio possibile attraverso la diagnosi precoce: operare un tumore piccolo implica interventi più facili, degenze ridotte, terapie semplici».

20/04/2005

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